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Riassunto

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Intanto, è importante spiegare cos’ è Il tubo e come funziona;

Il dispositivo Tucker funziona sfruttando il principio dell’elettromagnetismo, installato su qualunque bruciatore si ottiene un risparmio energetico e abbattimento dell’inquinamento.

L’ elettromagnetismo, dovuto ad una bobina di rame all’ interno e alimentata a corrente, fa in modo che tutto il carburante venga bruciato senza residui, quindi non essendoci i gas incombusti abbatte totalmente l’ inquinamento, di conseguenza sfruttandolo tutto il carburante, il risparmio è notevole.

Questo principio non è una novità, non abbiamo inventato nulla, questo sistema è stato utilizzato durante la seconda guerra mondiale sugli aerei per permettere una diminuzione dei consumi e fare tratte più lunghe.

Noi non abbiamo fatto altro che ripescare questa idea , abbandonata da tutti ( oggi capisco il perché) l’ abbiamo perfezionata migliorandola e brevettandola per poi inserirla  in commercio.

Grazie all’ incontro con un ingegnere americano con origini italiane ,in possesso di un curriculum di tutto rispetto ( ha lavorato anche per la Nasa ),  abbiamo creato un prodotto che installato sulle caldaie contribuisce ad un notevole risparmio economico e ad un abbattimento dell’ inquinamento;

Logicamente,  in una caldaia se tutto brucia non si creano  incrostazioni e la stessa diventa eterna (  per questa ragione siamo stati attaccati da tutte le aziende che producono caldaie).

All’epoca dei fatti parliamo del 2000 non avevamo le risorse economiche tali da attendere i risultati delle prove,  che comunque abbiamo  commissionato a vari enti riconosciuti a livello scientifico Tuv, Università di Trieste e Politecnico di Torino.

Abbiamo così pensato,  che l’unico modo per accelerare i tempi e incassare per poi affrontare le spese,  era  quello di “darlo in prova al cliente”.

Nel pratico,  il cliente firmava un conto visione e in base alle bollette del prima e dopo l’installazione,  decideva l’acquisto o lo smontaggio dello stesso.

Come può esserci truffa con questo modo di lavorare?

Il metodo utilizzato per la commercializzazione era il network , attraverso un contratto di franchising che gli affiliati firmavano.

Nel contratto erano compresi  ” due  tubi” ,  uno dei quali doveva essere montato in casa propria per verificarne l’efficacia.

Con questo metodo abbiamo affiliato 12000 persone e venduto 16000 dispositivi in meno di un anno, chiudendo il 2001 con un fatturato pari a 100 miliardi delle vecchie lire.

Abbiamo pubblicizzato il prodotto su varie testate giornalistiche, su tutte le emittenti statali e private e siamo anche diventati sponsor della Nazionale di calcio italiana , esponendoci evidentemente  ” troppo ed ingenuamente”  .

A ottobre del 2002 veniamo arrestati per associazione a delinquere finalizzata alla truffa. Restiamo in carcere 6 mesi da incensurati,  e solo dopo scopriamo che un gruppetto di ex collaboratori che avevamo mandato via dall’azienda per comportamenti scorretti,  ci avevano denunciato.

Premetto che questi soggetti guadagnavano circa 30 /40 mila euro al mese, regolarmente documentati , e quindi  solo  per ” ripicca” avevano fatto quest’ azione deplorevole.

La loro querela però, proprio per le provvigioni percepite, non poteva essere presa in considerazione, visto che se il reato era di truffa, loro ne erano complici, invece sono state tutte accolte e  insieme ad una perizia effettuata dal perito del PM siamo stati rinviati a giudizio.

É  importante puntualizzare,  che tale perizia è stata effettuata senza seguire le nostre procedure e addirittura svolta  su ” una caldaia da noi scartata” perché sulla stessa non avevamo mai avuto risultati eclatanti.

Nel frattempo avevamo terminato le nostre perizie di parte del Tuv,  dell’università di Trieste e del Politecnico di Torino, effettuate seguendo le nostre procedure di installazione e rispettando la tempistica richiesta di ” 20 giorni”  invece che due ore ,come quella effettuata dal PM.

Malgrado fossimo in possesso di prove tecnico – scientifiche molto più  concrete e valide di quelle dell’ accusa, abbiamo chiesto al giudice,  una perizia super parte ad opera di un perito dal giudice stesso nominato, per verificare finalmente chi fosse nel giusto, se noi o l’accusa.  come era nel nostro diritto.

Purtroppo e contro ogni logica di  diritto,  non c’è stata  concessa  altra perizia, visto che   per il giudice era sufficiente solo  quella del PM.

Siamo stati cosi  condannati in primo grado, in appello ed  in Cassazione dove è  sopraggiunta la prescrizione, con il tragico risultato di un’azienda in piena espansione ridotta a chiudere e licenziare oltre 100 dipendenti 12.000 venditori.

Per fortuna però, 20 denunce erano rimaste fuori da questo processo, quindi la procura ha istruito un nuovo procedimento a nostro carico, procedimento che  alla prima udienza  era già prescritto;

Noi, se pur stremati,  nella speranza di ottenere una perizia super partes, chiesta in tutti i giudizi precedenti e mai ottenuta, abbiamo “rinunciato alla prescrizione” e chiesto al giudice la perizia che finalmente ci ha concesso.
Eravamo molto felici, finalmente potevamo dimostrare di avere ragione, ed invece no.
Vorrei precisare che non capita tutti i giorni che un imputato rinuncia alla prescrizione, rischiando altre condanne e dovrebbe, per questo, avere maggiore attenzione e rispetto e invece….. la perizia è  stata ostacolata dal PM in tutti i modi,  che si è “stranamente ” opposto con tutte le sue forze, a conferma della cattiva fede di un’accusa di certo  non in cerca di verità e giustizia.

Ad ogni modo, dopo 8 mesi di prova ( è non due ore come le prove del Pm) , finalmente viene depositato l’esito della stessa, completamente a nostro favore.

Cosa succede a questo punto? Ancora più inspiegabilmente, il PM non si dà pace e sferra un attacco senza precedenti, mettendo addirittura  sotto processo il nostro avvocato ,il giudice e il perito del giudice per perizia falsa.

Il procedimento contro l’avvocato ed il  giudice decade alla prima udienza perché il fatto non sussiste, ,mentre il perito è costretto ad un processo svolto in Ancona, fuori dal controllo di Rimini e viene assolto dal reato di ” perizia falsa”.

Chiunque penserebbe, tutto bene ciò che finisce bene ….e invece No! Nel frattempo il giudice titolare del processo va in pensione e il sostituto, (oggi titolare) cestina la perizia chiude il processo a settembre del 2019 e a oggi non c’è ancora sentenza, siccome abbiamo rinunciato alla prescrizione se la prendono con calma e sono quasi 12 anni ancora in primo grado, vergognoso!!!!!!
Lo so, è da non credere, ma questa è la situazione in questo momento.

La cosa grave però non è questa, anzi sono convinta che non ammetteranno mai di aver sbagliato, ed è sempre più  palese che  è molto pericoloso insistere, contro il forte potere che hanno i giudici.

Quello su cui  è mio e nostro dovere  puntare oggi, non è il ” tubo” (oramai è chiaro a tutti che funziona e che ci hanno fermati proprio per questa ragione), bensì far venire alla luce l’ulteriore “cosa grave ” che ho scoperto e che denuncio da tanti anni, riferita ai diversi  “fascicoli  spariti ” fondamentali per la nostra difesa.

Il fatto, cosa grave e contro qualsiasi etica di diritto,  non interessa a nessuno a quanto pare neanche ai giudici.

( Ho dei video che dimostrano come vengono tenuti i fascicoli al secondo piano della cancelleria del Tribunale di Rimini, senza  controlli e senza telecamere, in balia di chiunque possa  entrare  e  prendere quello che vuole e portarlo a casa. È una piaga di tutti i tribunali, ma tutti fanno finta di nulla e chi ne paga le conseguenze sono solo gli imputati.)

Ho scoperto questa cosa a mie spese e da cittadina e donna imprenditrice, non voglio e non posso voltarmi  dall’altra parte, peccando di omertà.

Forse non avrò giustizia in un tribunale per quanto riguarda il tubo, ma vorrei che tutta questa sofferenza, tutti questi abusi e soprusi subiti, non vadano dimenticati ed ignorati, e magari se portati alla luce, possano servire a salvare qualcun’altro ed a migliorare il mondo che ci circonda.

Ivana

#giustizia #errorigiudiziari #Tucker #processo

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